Ripercorrere ad occhi chiusi una strada percorsa ogni giorno e disegnare una mappa con tutte le informazioni accumulate nella mente. Rivivere l’ambiente registrando quello che sai, quello che hai visto e quello che vedrai. E’ come usare il mantello che rende le cose invisibili: una città dove la “durezza” degli edifici e dell’asfalto scompare tra i pensieri e le esperienze soggettive “soft“.
In “De Zachte Atlas van Amsterdam”, “The Soft Atlas of Amsterdam” ( il titolo si riferisce al libro “Soft City” ,1974, di Jonathan Raban), Jan Rothuizen ridisegna quei luoghi della città percorsi in numerose passeggiate, mappe che non mostrano la semplice localizzazione delle cose, ma rappresentano ciò che l’artista vede, pensa, sente, registrando la sua esperienza della città.
De Zachte Atlas van Amsterdam, 2009, Uitgeverij Nieuw Amsterdam
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