Un progetto che lavora con l’arte e la memoria per anticipare trasformazioni urbane e sociali. Un’ installazione per riflettere sui cambiamenti e sull’abuso di energia. Una domanda sempre aperta.
Moravia è il quartiere della periferia di Medellin sorto sulla discarica. Settemila viviendas arrampicate sulla collina, mattoni, legno, cartone, accumulati a partire dagli anni sessanta. Tra gli anni ottanta e novanta, quando la città deteneva il triste primato di capitale del narcotraffico tra le più violente e pericolose del mondo, Moravia era una delle aree urbane più difficili, dove ai gravi problemi sociali e igienico-sanitari si sommavano quelli legati alla criminalità e all’ordine pubblico. La rinascita di Medellin fondata sulla cultura, l’educazione, la riqualificazione delle situazioni di degrado trainata dal sindaco Fajardo, negli ultimi cinque anni ha prodotto risultati anche in questo quartiere, provando a offrire alternative alla povertà e all’emarginazione. Metrocable, il sistema di trasporto realizzato con tecnologia colombiana, ha dato accessibilità all’area, rendendola parte del tessuto urbano e il Macroproyecto de Moravia è stato sviluppato dall’amministrazione con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile con azioni di riqualificazione urbana e di miglioramento delle condizioni ambientali, socioculturali e socioeconomiche. A questo scopo il macroprogetto lavora su componenti sia fisiche che sociali come lo spazio pubblico, l’igiene, le abitazioni, l’istruzione. Segno del cambiamento è anche il Centro de Desarrollo Cultural de Moravia (CDCM), voluto dalla comunità e progettato dall’architetto colombiano Rogelio Salmona come spazio per la cultura e l’educazione, la musica, l’arte, il cinema, il teatro.
“Lo que importa es que la cultura sea realmente cultivada”.
Il macroprogetto ha portato anche alla demolizione di parte delle baracche e al trasferimento degli abitanti in alloggi nuovi, avviando un tentativo di regolarizzazione dell’uso e dell’occupazione del suolo. Il CDCM ha promosso l’iniziativa di riqualificare gli spazi così recuperati con interventi artistici sui muri lasciati vuoti dallo smantellamento delle baracche. Il primo ad essere realizzato è un progetto di demolizione e ricostruzione, secondo la logica di autocostruzione continua del barrio, che ha coinvolto direttamente la comunità a scrivere “¿Que Pasa?” con led alimentati da pannelli solari. Con il buio la frase si accende. L’energia solare accumulata durante il giorno la fa illuminare per otto-nove ore. L’immagine ricorda le luci delle case che si accendevano tutti i giorni sullo stesso muro e richiama, in una corrispondenza assolutamente non calcolata, il paesaggio della città. ¿Que Pasa? è un’installazione artistica pubblica permanente dell’artista Katia Meneghini, progetto curato da Alejandro Vásquez e supportato dal Centro de Desarrollo Cultural de Moravia in collaborazione con Cittadelarte-Fondazione Pistoletto e Festival della Creatività di Firenze. La frase crea ogni giorno un luogo di aggregazione, uno spazio di meditazione per chi vive ed è parte del cambiamento. Un modo per dare alla comunità maggiore consapevolezza e responsabilità nelle trasformazioni sociali e rafforzare la memoria culturale del barrio e gli spazi per l’organizzazione comunitaria, sempre troppo fragili in periferie e baraccopoli.
- que pasa by katia meneghini
que pasa by katia meneghini
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