Due articoli apparsi ieri e oggi su Repubblica inducono alla riflessione, il primo ieri è il reportage nel ghiacciaio Halong dove nasce il Fiume Giallo. Il racconto è agghiacciante, dal 1966 su 125 Kmq se ne sono persi 22, ogni anno in Tibet i ghiacciai scompaiono con la velocità del 7% all’anno. L’altro articolo prende spunto dal rapporto del wwf sullo stato del pianeta, presentato oggi, anche questa volta si prospettano futuri apocalittici, dal 1987 siamo in debito di risorse che finiranno, sempre secondo il rapporto, entro il 2050.

foto di: rodrigob

Come si muove la ricerca architettonica su questi temi? Nell’ultimo periodo sembra ci sia un risveglio su queste problematiche, sono da segnalare, in particolare due iniziative. Un concorso del RIBA-USA California chapter, building a sustainable World, Life in the balance per la progettazione di una “visione” di citta sostenibile, con l’obiettivo di costruire un dibattito, intorno al tema. L’altra, sempre un concorso, The 2007 Next Generation Prize, focalizza il tema sull’energia, dalla lampada da tavolo alla progettazione urbana.

Ma sono davvero possibili pratiche ecostenibili per l’architettura, alcuni esempi di qualche tempo fa, come il Reichstag di Norman Foster, che era stato pubblicizzato come completamente autonomo per l’approvvigionamento energetico. Oppure come le faraoniche opere per le olimpiadi di Pechino, solo per citarne alcune il WaterCube degli Australiani Ptw, che teoricamente dovrebbe acquisire il 90% del calore per gli ambienti dalla struttura a “bolle”. In tutti questi progetti un piccolo risparmio nella gestione riesce a compensare, e in quanto tempo, quella usata per la produzione dei materiali e la costruzione?

foto di: Angus_mac_123

Sembra che la rivoluzione debba venire dal basso, dalle piccole costruzionei in legno, Kit House, completamente riciclabili e con basse emissioni totali, negli ultimi anni anche in Italia si sono moltiplicate ditte che propongono case chiavi in mano. Il problema, nella maggior parte di questi progetti, almeno qui da noi, è la soluzione formale e poco innovativa nei metodi costruttivi, ripropone archetipi da favola, dagli chalet alle case di bambola. La nostra cultura architettonica costruitasi intorno alla durevolezza degli edifici preferisce il cemento a materiali leggeri, “precari” e riciclabili come il legno. Negli altri paesi europei e negli Stati Uniti, l’offerta è più varia, si punta sul fenomeno alla moda, bassi costi e modularità degli spazi.

Qualche sito sul tema: cercacasa sustain fabprefab


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