Inghilterra anno 2073, l’intera isola britannica è coperta da un’immensa città che avanza inesorabilmente consumando terra e costringendo gli abitanti ad una vita da:

“Formiche… pensò. Ecco cosa siamo. Formiche troppo cresciute. Migliaia di milioni di individui stipati sopra un pianeta troppo piccolo per contenerli tutti.”

La giornata è suddivisa in tre turni, nessuno possiede un proprio alcom (casa) ma deve condividerlo con altri secondo i rigidi orari, ad ogni turno i propri effetti personali devono essere chiusi in appositi armadi con su scritto il nome del gruppo: uno, due o tre. La casa standard per famiglie è composta da due vani, l’ingresso affaccia direttamente nel soggiorno e una porta conduce alla camera da letto con bagno annesso, in una parete della camera da letto sono collocati i tre armadi e in un altra il lettino a ribalta.

La città è un continuo di edifici bianchi dalla sommità piatta e sempre uguali a se stessi per chilometri e chilometri, ogni angolo è accuratamente progettato per ridurre al minimo lo spreco di spazio. Le infrastrutture di collegamento tra le varie parti della città sono realizzate con nastri trasportatori suddivisi per velocità, si passa da quello più veloce a quello più lento in prossimità della meta da raggiungere e a quello immobile davanti all’edificio.

L’espansione della città e la gestione degli alcom è demandata al potente ministero dell’Ambiente che pianifica e decide la destinazione delle nuove aree da edificare. Dall’alto il confine settentrionale della megalopoli che avanza appare frastagliato e segnato da canali e scoli per poter costruire le fondamenta degli edifici. Un progetto ventennale prevede il livellamento delle montagne e con i detriti di risulta si colmeranno le valli a formare un unica grande piattaforma, tutto questo per far fronte ad una richiesta di nuovi alloggi per cinque milioni di individui ogni anno.

Città tratta da: Micheal Elder, Megalopolis 2073, collana Urania 633 Mondadori, 1973. Titolo Originale “Nowhere on Earth”.

*Immagine di Karel Thole tratta dalla copertina dell’edizione  Urania 633 del 1973.

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Nowhere on Earth