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In alcuni post precedenti aleggia la tematica del legame tra architettura e contesto, prendendo spunto delle conseguenze, la distruzione del pianeta; della teoria, la bigness di Rem Koolhaas che lo rifiuta, al regionalismo inteso come equilibrio arcaico tra uomo e ambiente. Il dibattito attuale circa il risparmio energetico e la biocompatibiltà del costruito necessariamente deve considerare il contesto, ma di quale tipo? E come si inserisce in questo discorso il problema del linguaggio?

L’architettura oggi è la sovrapposizione e l’interferenza di tematiche che si influenzano a vicenda, pur essendo indipendenti. L’edificio contemporaneo e sempre di più quello del futuro, sarà segnato dalla complessità e la logica a rete è quella che meglio può descrivere, analizzare l’architettura e la città.
Tornando al tipo di contesto gli strumenti di studio dell’esistente più innovativi degli ultimi anni sono quelli legati ai sistemi GIS. Questo strumento funziona per layerizzazioni successive di dati eterogenei, sia 2D che 3D, si può creare un modello “teorico-pratico” del progetto partendo da dati territoriali, a larghissima scala sino al particolare. Si potrebbe, ad esempio, comparare la concentrazione di PM10 nell’atmosfera, con le aperture verso l’esterno dell’edificio. In questa visione la figura dell’architetto è più vicina a quella di un chimico che dosa e sperimenta miscele di composti, molto lontana dalla visione del “maestro” che tracciava un segno sopra la città “monotona storica”.
Con questo approccio al contesto, la visione cambia completamente ed il problema del linguaggio e della forma si radica con solide basi al luogo, inteso come complessità e non come segno.

Nei prossimi post esamineremo gli strumenti pratici, i software GIS e le risorse disponibili per questo approccio al progetto.


COMMENTS / 2 COMMENTS

Per carità!!!Non confondere uno strumento di analisi e di conoscenza, come il GIS, con la sintesi, come il linguaggio. I danni che sta producendo un approccio simile a quello di cui parli è verificabile nei piani della Toscana, dove ormai sembra che il piano debba uscire automaticamente dalla sovrappossizione delle varie coperture GIS, con l risultato che escono delle schifezze indicibili. L’unica lettura analitica possibile per procedere alla necessaria sintesi, che è il progetto, è quella della nascita e della crescita del territorio e delle città. Il resto è solo un sistema per trovare lavoro a geologi, cartografi, ambientalisti, idraulici, politici e parolai ma di progetti neanche l’ombra

Pietro Pagliardini on Mag 22 08 at 15:29

Intendevo la logica gis come approccio al progetto, poi è chiaro che l’architetto deve sintetizzare e pesare i vari fattori.

dome on Mag 25 08 at 20:55
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Il contesto nell’era della globalizzazione