Avrei ancora altre cose da dire su Shanghai e sulle sue molteplici forme, ma ora ho cambiato città e vorrei parlare di altro. Forse poi lo farò.
Mi trovo a Guangzhou al sud della Cina, non lontano da Hong Kong, nella regione del Guangdong. Una regione molto viva dal punto di vista economico, come il resto dell’est del paese, la parte ricca. Guangzhou, come da Lonely Planet, era sino a 30 anni fa un villaggio, forse di pescatori aggiungo io, vicino all’estuario del fiume delle Perle, negli anni successivi anche per l’influsso della vicina Hong Kong, si è trasformata in una caotica città invasa da palazzoni e senza una politica di pianificazione. Quello di cui vorrei parlare appunto è il vorticoso sviluppo urbano.
Proprio ieri ho preso la linea 4 della metropolitana e sono sceso alla fermata Guangzhou, una piccola isola che sulla carta era segnata tutta verde, senza nessuna forma marrone simbolo di edificazione. Con grande stupore era proprio così una fermata della metropolitana in aperta campagna, con tanto di indicazione su come raggiungerla. Sullo sfondo un frenetico movimento di terra e camion frutto del nuovo che avanza e segno dell’inarrestabile processo di edificazione. In realtà non so precisamente collocare questa cementificazione continua come qualcosa di negativo o positivo, posso solo constatare quello che vedo: il fiume delle Perle di color marrone con riflessi metallici, bambini e anziani che girano per le strade con le mascherine per lo smog, una pagoda che sta per crollare e una corsa continua e, all’apparenza inarrestabile, verso un futuro, ma almeno io, non so capire quale di preciso. Qualcuno questo lo avrà pianificato?
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